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IL CARNEVALE DI GRAUNO
Postato il: 20-02-2007 @ 01:35 pm -- letto 4426 volte




Il carnevale di Grauno si articola in diverse fasi, la prima delle quali consiste nel legare degli alberelli di pino alle colonne delle fontane.
Il periodo di carnevale inizia tradizionalmente il giorno dopo l' Epifania e a Grauno non si perde tempo: la notte stessa un gruppo di ragazzi, i coscritti dell'annata, si recano nel bosco, tagliano alcuni fusti di pino, li trascinano in paese e li legano alle colonne delle 4 fontane del paese.
Gli alberelli, simbolo del carnevale iniziato, possono esser legati alle fontane solo dopo la mezzanotte; se questa operazione viene eseguita prima, qualcuno del paese interviene a mozzarli alla cima, come è spesso accaduto. Questo è il primo atto ufficiale del carnevale, ma rappresenta soprattutto il battesimo per i coscritti, ai quali è affidata l'organizzazione complessiva di tutto il carnevale. Manca infatti un comitato organizzatore vero e proprio; le varie fasi del carnevale, la loro gestione e promozione, le decisioni, spettano solamente ai coscritti, che in questo modo siglano il loro ingresso attivo nella comunità. L'onere finanziario dell'organizzazione è coperto interamente dal Comune che destina allo scopo un apposito lotto di legname. I coscritti si incontrano la prima volta il giorno di S. Stefano, quando preparano, tra l'altro, il tradizionale copricapo, realizzato con l'intervento attivo anche delle coscritte: consiste in un ordinario cappello di feltro, sul quale vengono sistemati dei fiori di carta o di stoffa; anteriormente è fissato un bambolotto, mentre dal retro pendono numerosi nastri colorati della lunghezza di cm. 5. Anche i bariselari (i coscritti dell'anno successivo, così chiamati perchè andavano incontro ai coscritti di ritorno dalla visita di leva, portando loro un barisel, piccola botte di vino) hanno un proprio copricapo: è il solito cappello da uomo arricchito stavolta da una piuma di gallo forcello, che un tempo i giovani dovevano uccidere di persona come prova di bravura.
La festa dei coscritti non si limita alla visita di leva ma coincide con le feste invernali e soprattutto col carnevale. Come si è visto, fin dalla prima fase del carnevale sono presenti molti elementi che caratterizzano i riti di iniziazione o di passaggio, come la scaltrezza, il rischio, la competitività, la gara. Oltre al gruppo dei coscritti infatti, la notte dell'Epifania si aggira per il paese un gruppo di grauneri muniti di tenaglie e accette, pronti a tagliare gli alberi che vengono legati alle fontane prima di mezzanotte. In ogni caso esiste il fattore sorpresa, che consiste appunto nel far trovare la mattina successiva, al paese che si risveglia, gli alberi simbolo del carnevale, legati alle fontane.
Questi alberi non vengono rubati, come spesso accade in feste consimili; esiste una specie di tacito accordo con la guardia forestale che tollera il prelievo degli alberi dal cosiddetto bosco da spurgo. Recentemente in questa prima fase del carnevale ai coscritti si sono aggiunte altre persone; chiedendo a chi in definitiva spettasse questa operazione ci siamo trovati di fronte a tre versioni diverse. Gli anziani del paese insistono sul ruolo dei coscritti, altri sui bariselari, infine alcuni affermano che non c'è una regola fissa e che tutti possono partecipare liberamente. La contraddizione è solo apparente e legata al calo demografico; in realtà un tempo legare gli alberi alle fontane era una prerogativa esclusiva dei coscritti (mediamente sulle 20 unita), in seguito, calando il numero dei coscritti, si sono aggiunti i bariselari. Recentemente, diminuendo la consistenza demografica del paese anche al punto da non registrare alcun coscritto, si sono sostituiti un po' tutti, per impedire che la tradizione vada morendo. Una seconda fase del carnevale si svolge nei giorni immediatamente precedenti il Martedì Grasso e comprende l'abbattimento dell'albero e il suo trasporto in paese. Un gruppo di grauneri fra i quali i coscritti, raggiunge con un trattore la zona del bosco precedentemente concordata con la guardia forestale e inizia l'abbattimento degli alberi.
La maggior parte di questi viene tagliata sul posto e predisposta per l'asta che servirà al finanziamento del carnevale, mentre il pino più maestoso viene trasportato intero e sfrondato in prossimità del paese dove rimarrà fino al Martedì Grasso. All'asta del legname partecipano i più noti commercianti della zona i quali, rispettando e appoggiando la tradizione, cercano in questa occasione di essere particolarmente generosi. Oggigiorno, infatti, per i coscritti organizzare il carnevale significa anche poter contare su una notevole disponibilità finanziaria. I tempi in cui per saldare i conti bastava il solo pino di carnevale sono ormai lontani; il suonatore non si accontenta più di solo vino e sono subentrate le tasse per il ballo e i diritti SIAE. Un tempo con il ricavato della vendita del solo pino di carnevale (che tra l'altro i coscritti potevano scegliere in assoluta libertà fra i più maestosi della selva di Grauno) non solo era possibile pagare il vino al suonatore e a tutti i partecipanti oltre a tutte le altre spese per il carnevale, ma anche la trasferta a Trento dei coscritti per la visita di leva. La presenza del suonatore di fisarmonica è garantita dai coscritti e deve coprire almeno gli ultimi 4 giorni di carnevale. A lui si richiede, oltre ai balli, una presenza continua nelle più importanti fasi del carnevale. Il ballo si svolge nella palestra della scuola, un enorme edificio costruito nel 1952 in cima al paese, attualmente per metà sede comunale, per l'altra metà vuoto dal momento che i pochi bambini rimasti vanno a scuola nel vicino paese di Grumes. Il ballo registra solitamente una grande affluenza di pubblico proveniente anche dai paesi limitrofi, ed è del tutto gratuito, compresi il vino caldo, le salsicce, ecc. Un tempo le modalità del ballo erano differenti: nel periodo di carnevale i coscritti con il suonatore si recavano nelle case delle ragazze da marito dove era loro concesso fare due o tre balli. Il tutto finiva con la consueta pignatta di vino, dopodichè suonatore e coscritti si recavano in un'altra casa; in questo modo il suonatore veniva ingaggiato anche per otto giorni consecutivi. Oggi a Grauno non ci sono più suonatori e quindi si cercano fuori paese. L'ultima orchestra di Grauno era composta da sei elementi: una fisarmonica retta, due mandolini, una chitarra, un basso a tre corde e un violino costruito in casa con compensato, copiando il disegno da chissà dove.
Il Martedì Grasso ha luogo il carnevale vero e proprio che, articolato in diverse fasi, copre l'intero arco della giornata. Di primo mattino il pino rituale parcheggiato in prossimità del paese, viene trascinato con due grosse funi, attraverso una ripida viuzza fin sulla piazza del paese dove ad attenderlo ci sono tutti i grauneri. L'attesa riguarda l'albero di carnevale ma soprattutto l'evento a cui il pino farà da cornice e cioè la Commedia, preparata in gran segretezza dai coscritti nei giorni precedenti. Il palcoscenico per la recita è la stessa piazza mentre le quinte sono costituite semplicemente dalle viuzze laterali.
Il pubblico si sistema un po' dovunque, utilizzando anche i poggioli e le finestre prospicienti la piazza. La curiosità e notevole dal momento che ogni anno varia il soggetto della commedia rappresentata al cospetto dell'albero disteso. Un breve esame dei soggetti tradizionali rappresentati testimonia comunque la presenza di elementi e forme drammatiche comuni a quasi tutte le culture popolari. Possono essere individuati, grosso modo, tre filoni tematici: la parodia di avvenimenti di cronaca o di attualità locale (come la costruzione della strada, l'emancipazione femminile, la guerra d'Africa), il secondo è un'operazione chirurgica quasi sempre macabra e orripilante, il terzo infine la parodia di un processo. A Grauno infatti l'ultimo giorno di carnevale è severamente vietata qualsiasi forma di lavoro; chi viene colto in flagrante viene subito processato e condannato. Un tempo, avuta la segnalazione di qualche trasgressore, si costituiva subito una specie di polizia civica che ne organizzava in grande stile l'arresto e istituiva il tribunale per il processo. C'era inoltre anche l'abitudine di dare la multa ai forestieri che in quel giorno arrivavano in paese: era comunque una cosa risaputa e quasi sempre questi avevano gia pronta allo scopo una damigiana di vino.
Il testo della commedia è scritto solitamente dal maestro elementare ma spesso subentra l'improvvisazione dei singoli attori; le allusioni a fatti, misfatti e personaggi noti sono numerose e molto apprezzate dal pubblico che qualche volta interviene direttamente.
La recita si conclude tutti gli anni sempre allo stesso modo: al termine di un sommario processo il colpevole è condannato a battezzare il pino che da quel momento diventa la personificazione di Carnevale. Quest'operazione spetta tradizionalmente all'ultimo sposo dell'anno che ovviamente recita la parte del colpevole; di solito, udita la condanna, tenta la fuga ma viene subito riacciuffato, legato con robuste funi e costretto quindi a battezzare il pino. A detta degli anziani del paese, un tempo il momento della recita era molto più curato e sentito, anche dagli abitanti dei paesi vicini che venivano a Grauno soprattutto per la commedia e non per il solo ballo, come succede oggi. I preparativi iniziavano subito dopo l'Epifania e occupavano l'intero periodo di carnevale; non c'era un testo scritto ma una trama di massima, un canovaccio sul quale venivano inseriti spontaneamente testo e battute.
Conclusa la recita e battezzato il pino, ha inizio la fase più spettacolare del carnevale di Grauno, oltre che la più importante per individuare e circoscrivere il senso e la funzione di tutto il rito: il trascinamento dell'albero attraverso tutto il paese e il successivo piantamento nella apposita busa del Carneval.
Il corteo è preceduto dal suonatore con i coscritti e seguito da quasi tutti i paesani che, per mezzo di due grosse funi, trascinano l'albero di carnevale attraverso le strette viuzze del paese fino al Doss del Carneval, una piccola altura situata in mezzo ai campi coltivati, dalla quale si domina tutta la valle. L'albero è diviso in tre parti legate tra loro da robuste catene: la cima lunga circa 10 metri e cioè il vero e proprio pino di carnevale, e i rimanenti due segmenti. Tutto ciò per agevolare il trascinamento attraverso il paese, evitando quelle manovre complesse e faticosissime un tempo necessarie poichè il pino veniva trascinato intero. Sul Doss del Carneval il pino di carnevale viene rizzato a forza di braccia con l'ausilio di robuste funi, e piantato saldamente nella busa. Si dice che la busa del carneval sia profonda 7 metri e che sul fondo esista ancora la lastra di porfido dove poggiava il grande pino di carnevale; attualmente la profondità e minore ma la terra è impastata di carboni a testimonianza di chissà quanti alberi bruciati.
Gli anziani del paese sostengono che la forza umana è venuta progressivamente diminuendo soprattutto con l'avvento dei trattori e delle motoseghe. Fino alla prima guerra mondiale infatti il pino veniva tagliato nel bosco lo stesso Martedì Grasso, trasportato con la sola forza delle braccia fin sulla piazza per la recita, trascinato con manovre oggi nemmeno immaginabili fin sul doss e lì piantato intero. Era in ogni caso un'operazione complessa e rischiosa che richiedeva anche per quei tempi una buona dose di forza e di coraggio; oltre al carattere rituale di propiziazione e di fecondità, la cerimonia del piantamento costituiva anche la dimostrazione da parte del gruppo di coscritti alla comunità di saper compiere un lavoro difficile, faticoso e pericoloso.
II piantamento dev' essere tradizionalmente concluso entro mezzogiorno; qualora subentri qualche difficoltà con conseguente ritardo, il sacrestano aspetta comunque la conclusione dell'operazione per suonare le campane di mezzodì.
Il pomeriggio, mentre nella palestra della scuola impazza il ballo, i coscritti procedono all'addobbo del pino, coadiuvati dai ragazzini del paese ai quali è affidata la raccolta della paglia. Un tempo l'addobbo del pino consisteva esclusivamente in fasci di paglia e vincei (rami di quercia raccolti durante l'estate, le foglie dei quali costituivano I'alimento invernale per le capre). Attualmente, scarseggiando la paglia, si sopperisce con vecchi pneumatici di automobile, imbevuti d'olio e di resina, quindi infilati sui tronconi di ramo del pino e ricoperti di paglia (Oggi per ragioni ecologiche non si usano più pneumatici, nè oli esausti, ma esclusivamente legno e paglia). L'addobbo occupa l'intero pomeriggio e il pino si trasforma progressivamente fino a somigliare ad un gigantesco totem.
Giunta la sera, dopo il suono dell'Ave Maria, si riforma il corteo per la fase conclusiva della festa: il falò. L'accensione spetta tradizionalmente all'ultimo sposato dell'anno al quale, recentemente, si è unita anche la moglie. Il pino di carnevale arde subito con impeto e violenza, come una torcia gigantesca, uno straordinario fuoco d'artificio che fora il muro della notte e può esser ammirato da tutta la val di Cembra. Fino a pochi anni fa dal fuoco venivano tratti gli auspici per l'andamento dei raccolti; se le bolife (scintille) venivano alte era segno di cattiva profezia. Se le bolife invece si alzavano poco e facevano arco come le spighe della segale e dell'orzo quando sono pesanti e cariche di grano, la prospettiva era buona, l'anno propizio, il raccolto abbondante. Un tempo al suono dell'Ave Maria tutta l'alta val di Cembra era illuminata dai carneval che ardevano in quasi tutti i paesi: a Valda bruciava un pupazzo, sulle coste di Sover (esattamente di fronte al pino di Grauno) bruciava un altro grande albero mentre da Montesover venivano fatte rotolare verso il torrente sottostante delle rotelle di legno infuocate.©Grazie a Monica da Bettyboop








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Ultimo aggiornamento il 12-10-2009 @ 08:24 pm



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