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MERCOLEDÍ...A NAPOLI
Postato il: 18-09-2007 @ 02:57 am -- letto 2776 volte




Il 19 settembre si celebra, a Napoli, la festa del suo protettore e patrono San Gennaro. Quel giorno, i fedeli ed i devoti del Santo, attendono il noto "miracolo" della liquefazione: il sangue del martire Ianuario, raccolto dopo la sua decapitazione nel 305 d.C. da una donna e conservato in due ampolle, appena esposto al pubblico diventa liquido e l'evento è salutato da applausi e preghiere di ringraziamento. La liquefazione "puntuale" è vista dai credenti come buon auspicio per la città e per i suoi abitanti, mentre il mancato miracolo oppure un suo ritardo è intepretato negativamente. Sicuramente uno dei momenti più intensi della celebrazione è l'attesa dello scioglimento del sangue durante la quale i devoti, riuniti nella cattedrale nelle vicinanze dell'altare, invocano il "miracolo" con preghiere, suppliche e litanie in napoletano. La leggenda ci dice che le origini di San Gennaro erano nobili e, già nel grembo della madre, faceva presagire che sarebbe diventato un santo in quanto, quando questa si recava in chiesa, sentiva agitarsi gioiosamente il bambino. Durante la persecuzione di Diocleziano, era diacono della chiesa di "Miseno", Sossio, un giovane trentenne stimato per la santità di vita. In quel periodo, Gennaro era vescovo di Benevento e, recandosi a Miseno per partecipare ad una liturgia, ebbe la certezza dell'imminente martirio del giovane diacono che, infatti, poco dopo fu imprigionato. Gennaro si recò a fargli visita, per consolarlo, con il suo diacono Festo e il lettore Desiderio. Riconosciuti come cristiani, i tre visitatori furono, a loro volta, incarcerati e. non avendo voluto abiurare la loro fede, furono condannati alle fiere nell'arena di Pozzuoli, pena che fu poi commutata in decapitazione e che fu eseguita nel Foro di Vulcano nei pressi della Solfatara di Pozzuoli nel 305. Inizialmente, il corpo del santo trovò sepoltura in un luogo detto Marciano nei pressi dei luoghi dove avvenne l'esecuzione, poi, il vescovo di Napoli, Giovanni I, volle un sepolcro più decoroso e tra il 413 e il 432 traslò le spoglie del santo nelle catacombe napoletane sulla collina di Capodimonte. In seguito, a causa di una cruenta lotta tra il ducato di Benevento e quello di Napoli, furono trasferite a Benevento e a Montevergine fino a che l'arcivescovo di Napoli, Alessandro Carafa ottenne il permesso di riportarle a Napoli. La prima notizia certa del miracolo della liquefazione del sangue di San Gennaro risale al 17 agosto del 1389:per la festa dell'Assunta il partito filoavignonese indisse grandi festeggiamenti cittadini per accogliere un'ambasceria, proveniente da Avignone, nel corso dei quali vi fu anche l'esposizione pubblica della reliquia del sangue di San Gennaro. La cronaca racconta che il sangue si era liquefatto come se fosse sgorgato quel giorno stesso dal corpo del santo e si aveva la sensazione che il miracolo avvenisse per la prima volta. Da allora il culto si andò intensificando sempre più con frequenti notizie dell'avvenuto miracolo. Il sangue di San Gennaro è custodito in due balsamari vitrei, di piccole dimensioni e di foggia diversa, databili ai primi decenni del IV secolo.Tre sono le date fisse del ricorrente prodigio: vigilia della prima domenica di maggio (prima traslazione), il 16 dicembre (anniversario dell'eruzione vesuviana del 1631) e il 19 settembre (data del martirio). Il sangue, per liquefarsi, può impiegare pochi secondi come mezz'ora o giorni ed allora la gente prega perché ciò avvenga. A questo proposito, conviene spendere due parole sulle cosiddette "parenti di San Gennaro", che fanno parte del patrimonio etnico e culturale scaturito, nel corso dei secoli, dalla pietà popolare. Esse usano espressioni semplici e confidenziali: "santo nuosto", "guappone", "faccia 'ngialluta" e preghiere dialettali da recuperare e assolutamente da non emarginare perché sono voce della lingua viva napoletana. Un altro aspetto delle tradizioni legate al miracolo di San Gennaro è dato dalla processione. È una tradizione che si perde nei secoli e ricorda la prima traslazione delle reliquie del martire dall'agro Marciano alla catacomba extramuraria di Napoli ad opera, come si è detto, del vescovo Giovanni I. Anticamente, il clero vi partecipava con ghirlande di fiori sulla testa, tradizione abolita nel Seicento. Questa processione, dal popolo detta anche "processione delle statue" per la presenza delle statue d'argento dei santi compatroni, è un autentico spettacolo di fede e di folclore. Sui terrazzi campeggiano garofani, rose e fiori d'ogni genere mentre, ai balconi, fanno bella mostra coltri di damasco o di broccato e drappi di seta, conservati da anni, e stesi all'aria per la festa. Ancora più intima, raccolta e densa di commozione la processione di anni fa quando, all'andata, percorreva Spaccanapoli tra le case del centro antico. Una pioggia di fiori cadeva dai balconcini delle povere case della vecchia Napoli. La gente si stringeva intorno al santo in quelle stradine che davano più voce alle preghiere e ai canti e petali di rose accompagnavano il passaggio del Patrono al grido di "Viva San Gennaro!"©Bettyboop





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Ultimo aggiornamento il 19-09-2012 @ 01:05 am



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