Dal 26 ottobre al 4 novembre 2011, in occasione del "Festival Internazionale del Film" di Roma, il Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale, presso il foyer della Sala Sinopoli dell'Auditorium Parco della Musica, rende omaggio a Monica Vitti per l'80° compleanno dell'attrice e per i suoi 40 anni di carriera. L'omaggio consiste in una mostra fotografica «Monica e il cinema: l'avventura di una grande attrice» e un volume, «Dolce Vitti», curato da Stefano Stefanutto, che sarà presentato il 3 novembre, e la proiezione di due film: "Dramma della gelosia - Tutti i particolari in cronaca", firmato nel 1970 da Ettore Scola, e "Scandalo segreto", l'ultimo suo lavoro, del 1990, di cui la Vitti è regista e sceneggiatrice, oltre che interprete. La mostra, realizzata con immagini dell'Archivio fotografico della Cineteca Nazionale del Centro Sperimentale di Cinematografia e di Cinecittà Luce, curata da Antonella Felicioni, contiene più di cento immagini, fotogrammi e foto di scena a colori, ed alcune in bianco e nero, che ripercorrono, cronologicamente, su cinque pannelli, 40 anni di carriera della poliedrica attrice. Si parte dal cinema di Michelangelo Antonioni, per il quale Monica ha rappresentato una vera e propria musa ispiratrice nel percorso del cinema dell'incomunicabilità del regista ferrarese da "L'Avventura" del '60, a "La notte" del '61, "L'eclisse" del '62 e "Deserto rosso" del '64 che è l'ultimo viaggio artistico insieme ad Antonioni perché la sensibilità di un artista consiste anche nel capire quando occorre cambiare, cominciando a cimentarsi in ruoli diversi. Qui inizia una sorpresa di pannello in pannello, perché, se è vero che è stato Monicelli, nel film «La ragazza con la pistola», del '68, a farla maturare in tutta la sua verve comica, non va dimenticato un altro regista, Citto Maselli, certamente poco incline alle crasse risate, a volere Monica per il suo «Fai in fretta ad uccidermi…ho freddo!», girato 2 anni prima. Procedendo nella mostra, non poteva mancare la fase internazionale della carriera della Vitti. Baratier, Losey e Buñuel («Il fantasma della libertà») sono stati le guide dell'interprete romana, continuando con "La donna scarlatta" di Jean Valère e tante altre pellicole. Così, i due registri interpretativi di Monica finiscono per fondersi nel suo periodo, forse, più conosciuto, nel quale diventa mattatrice della commedia all'italiana in film con Sordi, Tognazzi, Proietti, Manfredi, Gassman, Mastroianni, Benigni: una donna bella a cui era concessa quella comicità con cui rivelava alle donne come si poteva ridere di sé stesse senza farla tanto lunga, e agli uomini come non prendersi troppo sul serio perché le donne potevano inchiodarli alla loro presunzione virile con il fascino dell'ironia. Spia dei servizi segreti, fata inseguita da un bruto, sposa medioevale, ragazza con la pistola, popolana tra due amori, stella del varietà, Tosca, Ninì Tirabusció, Mimí Bluette, moglie svitata, moglie cornificata, moglie cornificante, moglie pazza, Monica Vitti è stata, sicuramente, un'attrice di grande talento nel panorama del cinema italiano. Rilevante ed esaustivo, in questo senso, il reportage di Angelo Frontoni che costituisce l'ultimo pannello della mostra ed è un omaggio alla diva che non volle mai esserlo.