Il 6 gennaio 2013 si svolgerà, a Pettorano sul Gizio, la 51ª edizione della "Sagra della Polenta rognosa", organizzata dalla Pro Loco per valorizzare una manifestazione nata nel 1962 per promuovere e valorizzare il paese attraverso la sua storia, le sue tradizioni e le sue tipicità. Grazie alla collaborazione di centinaia di volontari, l'arte di fare la polenta diventa storia perché, fino agli anni cinquanta del secolo scorso, parte della popolazione pettoranese era costituita da umili carbonai che passavano lunghi periodi lontano da casa, per produrre carbone, muniti di roncole e asce. La polenta, insaporita con qualche aringa, era, per loro, colazione, pranzo e cena. La particolarità della polenta "rognosa", cotta rigorosamente in un paiolo di rame e tagliata a fette con un filo, è quella di esser preparata con farina poco raffinata, di essere piuttosto calorica perché, ora, viene condita con un soffritto di pancetta di maiale e salsicce, olio extravergine d'oliva e abbondante formaggio pecorino grattugiato ma, soprattutto, tempi lunghi di cottura. In occasione della Sagra, saranno allestiti, in tensostruttura, in Piazza Umberto I, la principale del paese, stand gastronomici dove, dalle ore 12.00, si potrà degustare questo caratteristico piatto, accompagnato da un bicchiere di vino locale, ed altre specialità tipiche come possono esserlo i piatti del contadino (salsiccia, fagioli e cavoli): i cazzarielli (pasta fresca di farina e acqua) con fagioli o con mugnoli (cime di rapa selvatiche) e alici, oltre alle pizzelle, le crustole e le ciambelle di pasta di pane e patate. Giovani con i costumi tradizionali e la bellezza dei suggestivi vicoli del Borgo, fanno da contorno, insieme a cori, canti folkloristici, musica dal vivo e balli che animano la Sagra mentre ci si aggira per le stradine di Pettorano o si sale sulla torre del Castello Cantelmo per ammirare le montagne innevate. Poi, di nuovo una crustola, una pizzella, un buon bicchiere di vino, quattro salti in allegria al suono di fisarmoniche e organetti e ci si trova a cantare versi del passato in un clima che non è solo gastronomia, ma folklore nel senso più pieno del termine.