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...E CONTINUANO LE CURIOSITA SU RITI E USANZE!!
Postato il: 04-01-2007 @ 01:50 pm -- letto 3489 volte




Prima che si affermasse la consuetudine dei regali natalizi ai bimbi,ai quali si raccontava che li aveva portati Gesù nella notte,erano i Re Magi ad avere questa funzione all'Epifania,in ricordo dei tre doni offerti al Bambino per eccellenza.Oggi ancora,in Spagna,è l'Epifania il giorno dei regali che vengono portati dai Reyes Magos.A Siviglia,la sera del 5 gennaio,una festosa cabalcada di bambini e ragazzi accompagna i tre Re,impersonati da adulti,per le vie della città.
In Italia,invece,si è avuto uno sdoppiamento:Gesù Bambino è diventato il dispensatore dei regali importanti mentre una figura anomala e non inquadrabile nella tradizione cristiana,la Befana,porta regalucci e addirittura carbone se il bambino non si è comportato bene nell'anno appena trascorso.
La Befana è rappresentata in una vecchia brutta che vola su una scopa come una strega,ma tenendo il manico davanti a sé:una vecchia benefica e,tutto sommato,simpatica che scende di notte per la cappa del camino e lascia nelle calze o nelle scarpe dei bimbi doni,dolci e,talvolta,carbone.
Il suo nome deriva dall'aferesi del latino Epiphânīa,che diventa dapprima Pifania,poi Bifania,Befania e infine Befana:tentativo evidente di cristianizzare il misterioso ed inquietante personaggio trasformandolo nella personificazione femminile della festa.
Ma perché scegliere una vecchia a rappresentare una festa che celebra la nascita del Bambino?E perché mai in alcune feste popolari dell'Epifania si usa segare o bruciare la Befana?Per esempio a Goito,in provincia di Mantova,si accende allo squillare dell'Ave il boriello,ovvero un grande fuoco.La catasta di legna è preparata con ramaglie su cui si pongono rovi e castagne cavalline che scoppiettano al fuoco come petardi,e infine paglia.Il mucchio può raggiungere anche sei o sette metri e deve avere forma conica.Su di esso si sistema un pupazzo,detto la vecia o la stria,che rappresenta la Befana.Si dice che i fuochi si accendono perché la Madonna possa asciugare i pannolini del bambino o per illuminare la via ai Magi.Ma allora la stria che ruolo ha?D'altronde,la cerimonia di Sega-la-Vecchia,tipica della mezza Quaresima e analoga a questa,si svolge all'inizio della primavera.Se pensiamo che fino a non molti secoli fa l'anno legale cominciava sia all'inizio di gennaio che all'inizio di marzo oppure all'Annunciazione,si capisce come l'usanza sia collegata,in realtà,al passaggio da un anno all'altro.Si può,allora,proporre un'ipotesi interpretativa:la Befana è la sopravvivenza di una figura arcaica,simbolo di Madre Natura che,giunta alla fine dell'anno invecchiata e rinsecchita,è una«befana»,una«comare secca»da segare o da bruciare.
Segata,offre una cascatella di dolciumi e regalini,che altro non sono se non i «semi» grazie ai quali risorgerà a primavera come giovinetta Madre Natura.
Bruciata,offre carbone che,simbolicamente è l'energia latente nelle terra,pronta a rivivere col nuovo sole.Come la luna,altro simbolo della Grande Madre,muore diventando«nera»per rinascere falce virginea,così la Befana muore per rinascere giovinetta fiorente.
A un simbolismo diverso si riallaccia un'altra usanza diffusa in varie nazioni europee fino a qualche decennio fa ed ora in via d'estinzione:si eleggeva il giorno dell'Epifania un Re della Fava,così chiamato perché aveva trovato una fava nascosta nella focaccia tipica di questa festa,detta in Francia Galette des Rois e sormontata da una coroncina di cartone. A sua volta il Re nominava una Regina gettando la fava nel bicchiere della donna prescelta.
Secondo una tradizione che risale ai Pitagorici la fava sarebbe il simbolo dell'incessante ciclo di vita e di morte nella caverna cosmica. Nella Vita di Pitagora, Porfirio spiega che la fava nasce,come l'uomo e con l'uomo,nella putrefazione. Figura perciò il polo della morte e delle rinascite necessarie,opposto alla vita eterna riservata agli dèi immortali e alle anime che,scese nella generazione,sanno tornare al luogo di origine dopo essere vissute secondo giustizia e aver compiuto azioni gradite agli dèi. Mangiar fave,sosteneva,è dividere il cibo dei morti,è uno dei mezzi per mantenersi nel ciclo delle metensomatosi,e piegarsi così alle forze della materia.
Questo simbolismo applicato al Re della Fava ispirerebbe uno scherzoso memento mori con l'allusione al rinnovamento ciclico dell'anno e della vita.
Ma perché,allora,chiamare la focaccia con la fava Galette des Rois? E' soltanto una denominazione ironica? O,forse,cela un simbolo diverso da quello pitagorico?L'alchimista Eugène Canseliet ha spiegato a sua volta che«la fava non è altro che il simbolo del nostro zolfo imprigionato nella materia; vero sole minerale,è anche quello dell'oro nascente,affatto estraneo al metallo prezioso,dispensatore di ogni piacere in terra. E' lui quell'oro giovane verde che doterà l'artista,abbastanza fortunato per giungere fino alla maturità,del triplo privilegio della salute,della fortuna e della saggezza. Ecco perché l'espressione trovare la fava nel dolce significa sia fare una scoperta geniale e importante sia un affare ricco ed eccellente. Inoltre occorre notare che la fava della Focaccia dei Re è spesso sostituita con un minuscolo bimbo di porcellana, chiamato bagnante, o con un pesciolino,anch'esso di porcellana, esattamente una sogliola(che nel latino solea ha la stessa radice sol,sole),e che Cristo all'origine era rappresentato con il pesce il cui emblema abbonda nelle catacombe romane e il cui nome, Ichthús,preso come monogramma,riunisce nell'ordine le prime lettere greche delle parole che costituivano l'antica divisa:Iesûs Christós Theoû Uiós Sotér,ovvero Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore».©...girovagando tra le ricerche di A.Cattabiani
©Bettyboop



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Ultimo aggiornamento il 12-10-2009 @ 08:17 pm



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