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A Moneglia, a Villavallelonga e a Novoli, il 17 Gennaio...
Postato il: 12-01-2007 @ 06:26 pm -- letto 3253 volte





Il periodo invernale che,dalle feste solstiziali conduce all'equinozio primaverile, è contrassegnato da cerimonie per purificare gli uomini, gli animali,i campi e favorire il rinnovamento del cosmo.
La prima che troviamo è quella di sant'Antonio abate che cade il 17 gennaio e le usanze connesse alla sua festa sono diverse,nelle varie città, anche se,fondamentalmente, simili.
A Moneglia,ad esempio, si narra che, l'anacoreta, col suo intervento, ridiede salute ed un maialino molto malato: per questo viene ricordato come protettore degli animali e,per mantenere vive le tradizioni rurali a cui i contadini erano molto legati, ancora oggi nel giorno della sua ricorrenza vengono benedetti tutti gli animali.
A Villavallelonga (AQ), invece, viene festeggiato con
"La Panarda" : si racconta che secoli fa una donna vide il figlio in bocca ad un lupo. La madre invocò Sant’Antonio e il lupo lasciò il piccolo. La donna giurò che ogni anno avrebbe fatto festa in onore del santo. Così, al calar del sole del 16 Gennaio, si dà inizio, in questo paese della Valle Roveto, alla Panarda. Si tratta di un banchetto pantagruelico, che solitamente raggiunge le cinquanta portate, dove i commensali devono rispettare l’etichetta di mangiare tutto ciò che viene loro proposto. Il banchetto, dove imperano le tipiche ricette abruzzesi, ha termine solo all’alba del 17 Gennaio con l’ultima portata di pane e fave, un bicchiere di vino ed un Pater Noster.
A Novoli, poi, nel Salento, si rinnova ,ogni anno,una tradizione a cui Paola Bruno ha dedicato una dettagliata ricerca etnografica:
"La Focara" che si svolge nei giorni 16-17-18 gennaio,in onore di Sant’Antonio Abate,patrono del paese, la “festa del fuoco”, un avvenimento che richiama, per la sua singolarità, migliaia di visitatori e pellegrini da ogni parte della provincia.
Non si sa con esattezza a quando risale la venerazione dei Novolesi per il “santo del fuoco”,ma è da ritenere molto antica, probabilmente risale all’epoca bizantina.
Sant’Antonio è anche detto Santo del”porcello” ,o più esattamente degli animali, perché la cultura popolare gli ha attribuito la facoltà di proteggere tutti gli animali da cortile e da stalla.
Nell’iconografia più diffusa,questo Santo è infatti rappresentato con un maiale accanto ed in mano un lungo bastone in cima al quale vi è un campanello, nell’altra ha un libro su cui è dipinto il fuoco. Sant’Antonio prima di essere anacoreta e darsi alla vita contemplativa, secondo la leggenda fu un porcaro(guardiano di porci), credenza che certamente deriva dal vedere dipinto un maiale in quadri del Santo e che spiegherebbe anche il bastone con relativo campanello,adatto a richiamare gli animali.
La denominazione di “Sant’Antonio te lu fuecu” scaturisce da una leggenda cattolica secondo la quale Sant’Antonio discese nell’inferno per rubarvi il fuoco e darlo agli uomini,per far ritorno, in seguito, nel deserto, per meditare. Leggenda quindi che ricalca il mito pagano di Prometeo, che per aver indotto presso gli uomini l’uso del fuoco, riservato agli dei, fu costretto a pagare la sua colpa eternamente incatenato e torturato da un rapace avvoltoio. Nel medioevo con il nome di “fuoco di Sant’Antonio” si denominava una malattia virale(Herpes zoster).Tale malattia” per la sensazione d’insopportabile ardore che induce, è mandato dal Santo come punizione a chi l’offenda o non lo onori a dovere, ma è solo per sua intercessione che è possibile guarirne”.
E così a Novoli si costruisce una focara in onore del Santo, e la sua accensione è il momento culminante della festa(avviene la sera della vigilia,il 16 gennaio). Il via alla sua costruzione viene dato alle prime luci dell’alba del 7 gennaio e viene ultimata a mezzogiorno della vigilia. La focara è formata da fascine di tralci di vite(“sarmente”),recuperati dalla rimonda dei vigneti di cui Novoli è circondata. Per il falò occorrono dalle 80.000 alle 90.000 fascine per innalzarla ed ogni fascio è composto da 150(200) tralci legati nella maniera tradizionale con il filo di ferro. Le”sarmente” vengono sovrapposte l’una all’altra con maestria, fino a raggiungere un’altezza conica di 20-25 metri, e con un diametro che supera i 20 metri.
La raccolta della legna secca inizia il 17 dicembre, cioè un mese prima della festa. Un tempo le fascine erano donate dai fedeli novolesi, si accantonavano le”leune”donate avanti alla porta di casa ed un traino le caricava e le trasportava nel luogo dove la focara si costruiva. Una volta, però, le fascine avevano un valore in quanto venivano utilizzate per cucinare o riscaldare le case;oggi chiaramente è tutto diverso.Ma anche oggi la fascine hanno un prezzo, in quanto invece di essere bruciate nella campagne, devono essere raccolti i tralci, poi devono essere”impacchettati” e trasportati.
Intorno alla focara si chiacchiera e si mangia e,dopo lo spettacolo pirotecnico,si torna a casa cercando di portare qualche tizzone o un po' di cenere come amuleto.© Bettyboop








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Ultimo aggiornamento il 25-07-2011 @ 06:12 am



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